
Abbandonare la strada dell’autoritarismo e dell’odio per abbracciare quella della tolleranza e dell’amore può voler dire lasciare il proprio padre naturale e sceglierne (eleggerne) uno diverso (che, però, per inciso, si definisce padrino).
Il ministro degli esteri italiano dovrebbe anche ricordare quanto danno l’odio, la menzogna, l’aggressione morale hanno fatto in questi anni. Il perdono è una concessione, non un obbligo. E l’Italia continuerà ad essere rappresentata nel mondo da designer, imprenditori, letterati o banchieri.
Questo induce, ancora una volta, a riflettere sul senso della democrazia repubblicana. Ora che l’estensione dei diritti mostra le sue lacune, e non solo perchè i soldi alla fine finiscono, ma perchè la democrazia dovrebbe insegnare doveri oltre che diritti.
La guerra dimostra che ad affrontare una autocrazia e la sua violenza bestiale sono donne e uomini coraggiosi, animati da un folle spirito di libertà, da onore, senso della disciplina, attaccamento alla vita, alla famiglia e alle proprie radici (alla patria) senza particolari connotazioni ideologiche o culturali.
E tanto la perplessità americana quanto l’indecisione europea impongono di cercare idee, sentimenti, financo parole, nel tempo prima dei partiti di massa e della formazione del sistema dell’opinione pubblica. Il tempo dell’uomo di sempre e della giustizia, senza particolari qualificazioni. Ferro, fuoco e il sangue di innocenti ci chiedono di fare in fretta.