
Il tentativo di usare la tecnica per mettere in comunicazione la voce di D o e le altre, nella loro multiforme varietà ma anche nella loro doppiezza, violenza e diabolicità, sembra fallito. La casa sta bruciando e il problema rimane aperto, perchè la lingua universale che abbiamo inventato – frutto di decenni di elaborazioni – non ci tiene al sicuro.
Il deserto di oggi è un mondo di solitudini dove si accendono, improvvisamente, incendi che mandano in fumo quartieri, città o paesi interi. Armi mostruose e pensieri di morte sono le mani grondanti sangue e i piedi latori di orribili messaggi di un tempo. Quelli descritti dalle Scritture, nell’antichità.
Certo, la vox clamantis oggi è sempre quella di Giovanni Battista, il grande profeta, ma sembra reclamare attenzione per l’ebreo, guardare indietro e non avanti, in un inedito capovolgimento del mondo e della storia.
Il 7 ottobre, per il fatto di essere ed esistere, sono state stuprate e mutilate persone innocenti, teste di bambini trasformate in palloni da calcio, donne e uomini di ogni età scannati, e questo viene rimosso.
C’è infatti una élite europea, con perni silenti e complici nell’accademia, nell’editoria, nel mondo politico e dell’impresa, che collude, di fatto, con masse indistinte. Queste stanno alimentando una nuova ondata di antisemitismo, aggiornata ai tempi ma costante nelle manifestazioni di odio e gelosia.
La scrittrice Edith Bruck, sopravvissuta ad Auschwitz, parla ancora una volta di un modello capovolto e accusa esplicitamente “Una certa sinistra per troppi anni è stata cieca, ha difeso le posizioni palestinesi come se fossero santi”.
Il mondo si è ribaltato definitivamente quando la Russia ha invaso l’Ucraina. In quel momento si è posto un problema di qualificazione della resistenza ucraina. Le sue caratteristiche di ambiguità hanno generato un dibattito che scorre, da allora fino alle considerazioni attuali, sul tema di una destra in costruzione.
E infatti, nella campagna elettorale per le presidenziali in Francia nell’aprile 2022, Éric Zemmour scolpì con una dichiarazione al Corriere della Sera: “Io rifiuto le parole della sinistra, penso che la battaglia sia innanzitutto semantica”. E riferendosi a Marine Le Pen “…lei rifiuta di combatterla e riprende il linguaggio della sinistra. Marine Le Pen si sottomette intellettualmente e, quindi, politicamente alla sinistra”.
Oggi quel vocabolario è diventato ancora più pernicioso. La subordinazione ancor più maligna e quella della destra rischia di esserlo di tutto l’Occidente. Quasi che che il tramonto della lingua di D o causasse anche quello della lingua dell’uomo. Una ovvietà per chi capisce la forza delle parole ma sottovaluta chi non la comprende. E chi, colpevolmente, ne approfitta per ignobili ragioni.
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